VENI, VIDI, DA VINCI – DOPO LA SCOPERTA DI 14 DISCENDENTI VIVENTI DI LEONARDO DA VINCI, CONTINUANO LE RICERCHE

VENI, VIDI, DA VINCI – DOPO LA SCOPERTA DI 14 DISCENDENTI VIVENTI DI LEONARDO DA VINCI, CONTINUANO LE RICERCHE PER INDIVIDUARE IL SUO DNA E CAPIRE LE RAGIONI DELLA SUA GENIALITÀ – IL PROFESSOR VEZZOSI, CHE HA CONDOTTO LA RICERCA: “IL CROMOSOMA Y, TRASMESSO AI DISCENDENTI MASCHI, RIMANE QUASI INVARIATO PER 25 GENERAZIONI E SI POTREBBE INDIVIDUARE IL MARCATORE DI LEONARDO.” – IL GEOMETRA IN PENSIONE, IL PILOTA D’AEREI E L’APPASSIONATO DI HEAVY METAL: ECCO CHI SONO GLI EREDI DELLA “DINASTIA DA VINCI”

Niccolò Zancan per “la Stampa”

Ad esempio, Gianni Vinci, 63 anni, geometra in pensione da Montelupo Fiorentino: «Mi facevano sempre la battuta “Parente di Leonardo?”. “Meglio”, rispondevo. Mai avrei pensato di poter dire un giorno, seriamente, sì». Dopo una vita curiosa e tranquilla, un matrimonio e una figlia, la cura per l’ edilizia del suo paese come tecnico comunale e viaggi in mezzo mondo, anche in bicicletta, il signor Vinci ha ricevuto la notizia più inaspettata: «Eravamo in piena pandemia, quando il professor Vezzosi e la professoressa Sabato mi hanno annunciato quello che avevano appena scoperto». Ci sono quattordici discendenti maschi viventi del genio del Rinascimento, e uno di questi è lui.

La scoperta è stata annunciata ieri con uno studio pubblicato sulla rivista «Human Evolution». L’ indagine di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, leonardisti accaniti, attraversa 690 anni di storia, 5 rami famigliari, 21 generazioni: «Possiamo documentare con certezza la continuità di linea maschile della famiglia Da Vinci, dal capostipite Michele del 1331, al nipote Leonardo nato nel 1452, e fino a oggi».

Eccolo allora, ancora Gianni Vinci, uno dei quattordici: «Io coltivavo un po’ di fascinazione per la storia della mia famiglia. Ma ero arrivato a mio bisnonno Dionisio, che ebbe dieci figli e pure essendo un contadino annotava ogni cosa su un libretto che mi è stato tramandato da nonno Tito e poi da mio padre Otello. Era una persona del popolo, ma aveva una scrittura molto alta. Le ricerche sulla mia famiglia si erano fermate a lui, e poi certo: ero stato a Parigi al museo del Louvre e anche a Cracovia, dove si può ammirare “La dama con l’ ermellino”. Ma l’ ho fatto solo perché amo viaggiare, mai avrei creduto a una lontana parentela». Che effetto le fa? «Mi emoziona. Sono curioso. Ho messo tutto quello che potevo a disposizione di questo studio. Compreso il mio Dna».

È il prossimo obiettivo.

Una ricerca biologica e scientifica, dopo quella storica. Il «Leonardo Da Vinci DNA Project» è presieduto da Jesse Ausubel della Rockefeller University di New York e sostenuto dalla Fondazione Richard Lounsbery. Spiega ancora Vezzosi: «Il cromosoma Y, trasmesso ai discendenti maschi, rimane quasi invariato per 25 generazioni. Il confronto del cromosoma Y dei discendenti maschi viventi di Leonardo Da Vinci con quello dei loro antenati antichi e moderni può verificare la linea familiare ininterrotta e potrebbe individuare il marcatore del cromosoma Y di Leonardo.

Una volta individuato il dna di Leonardo, gli scienziati prevedono di poter esplorare le ragioni della sua genialità, di trovare informazioni sulla sua prestanza fisica e l’ invecchiamento forse precoce, il mancinismo, la salute ed eventuali malattie ereditarie, di spiegare particolari percezioni sensoriali, come la straordinaria capacità visiva e la sinestesia».

Il signor Gianni Vinci potrebbe servire quindi, oggi, per capire le ragioni di una delle massime espressioni di genialità del mondo: «Mi verrebbe voglia di dire che mi sentivo addosso una piccolissima parte di quel genio, ma non è vero. Posso dire, però, che ho già dato la mia disponibilità per continuare le ricerche». Ora la nuova genealogia, secondo i due studiosi, ha riscontri nella storia e nei luoghi, nei paesi della Toscana, nei diari di viaggio, nelle lettere ritrovate, nelle documentazioni acquisite negli uffici e nelle biblioteche.

Così: sono quattordici. Paolo Dalmazio Vinci, XIX generazione, ramo A, 85 anni, pilota d’ aerei, barche e auto sportive: «Pareva impossibile che ci fosse una discendenza diretta, anche se circa 60 anni fa, all’ età di 25 anni, in occasione di una visita al museo di Vinci, mi fu accennata questa possibilità. Per me averlo accertato è motivo di grande orgoglio». Bruno Vinci, XIX generazione, ramo B2, cioè discendente diretto del padre e di un fratello: «Sono onorato! È difficile dire quello che provo. Sono anche molto orgoglioso di aver avuto due figli e quattro nipoti maschi che proseguono la discendenza».

Milko Vinci, XIX generazione, ramo D, appassionato di musica heavy metal e di buona cucina: «Ci si sente piccoli e impreparati di fronte a notizie del genere. Leonardo non è paragonabile a nessun altro uomo per capacità, ingegno, intuito e arte. Mi piacerebbe tanto capire cosa scatenava la sua fame insaziabile di conoscenza, il continuo cercare risposte attraverso l’ arte e la tecnica».

Sono loro. Quattordici pronipoti di Leonardo Da Vinci. Discendono direttamente dall’ epoca più meravigliosa della storia italiana.

Offriranno il loro dna per cercare di andare avanti. Intanto, adesso, chiediamo a Alessandro Vezzosi se sia fatto un’ idea del perché di quel genio unico. «Non ho certezze. Solo un’ ipotesi: Leonardo probabilmente era figlio di una donna venuta da molto lontano, due differenti caratteri che si sono incontrati e che potrebbero aver generato qualcosa di tanto straordinario».

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*